Tra le macerie, la pietra viva

9 Ott 2020 | Albania, Campagne

Quando il dittatore albanese Enver Hoxha, alla fine degli anni ’60, fece radere al suolo il Santuario di Laç, era mosso da un’ideologia comunista radicale. Le chiese, le moschee e qualunque altro luogo di culto costituivano un ostacolo rispetto all’obiettivo da perseguire: quello di un’Albania atea sul modello cinese. Quello che Hoxha non sapeva è che non basta demolire edifici per distrugge la cultura, la spiritualità o le radici di un popolo. Anche ridotto in macerie, il Santuario dedicato a Sant’Antonio ha continuato a rappresentare un punto di riferimento spirituale e comunitario per gli albanesi durante i decenni di dittatura, a prescindere dal credo professato, fino a diventare un silenzioso simbolo di resistenza. Nel 1992 i frati minori hanno potuto ricostruire il Santuario, che è tornato a celebrare sant’Antonio e ad accogliere il popolo albanese.
Nel 2019 l’area di Laç è stata colpita da un violento terremoto che ha prodotto 51 morti, 3.000 feriti e reso inagibili numerose abitazioni. E il Santuario, ricostruito pochi decenni fa, si è fatto di nuovo simbolo di rinascita. Dopo aver accolto e offerto assistenza immediata agli sfollati, i frati hanno avviato un progetto di ricostruzione delle abitazioni per le famiglie della parrocchia che hanno perso tutto. Un progetto tutt’ora in corso che punta a contrastare il possibile sradicamento della comunità locale, dare la possibilità alle persone di continuare a vivere nel posto in cui sono nati e cresciuti, perché anche il bene del mondo richiede che ognuno protegga e ami la propria terra.

Se vuoi conoscere più approfonditamente il progetto, consulta il progetto Sant’Antonio accoglie tutti.

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